05/05/2017 | |
"Vele nuove". L'articolo del Dg Federcasse, Gatti pubblicato nel mensile Credito Cooperativo | |
Riportiamo, di seguito, l’articolo del Direttore di Federcasse, Sergio Gatti, pubblicato nella rubrica Bisbetica della rivista Credito Cooperativo di marzo 2017.
Troppe banche e troppo piccole. In che senso? Dal canto suo, la Commissione UE , il 22 febbraio dà atto di diverse cose. Nel merito della riforma del Credito Cooperativo, il Country Report 2017 relativo all’Italia, sottolinea come, “portata a termine con successo, la riforma consentirebbe alle BCC una maggiore resilienza dovuta ad un più agevole accesso al mercato dei capitali, all’esistenza di un meccanismo di garanzie incrociate, al conseguimento di economie di scala (...) Sarebbe inoltre un passo avanti per ridurre la frammentazione del sistema bancario”. In questa fase di costruzione di un nuovo modello organizzativo per le BCC italiane - una vera e propria fase fondativa - la lettura esterna delle Autorità e il dibattito interno non sembrano attratti da alcuni temi sostanziali. Come confermare con modalità adeguate alla contemporaneità una forte scelta di campo sul senso del fare banca mutualistica in quest’Italia e in quella di domani? Come interpretare, qualcuno direbbe incarnare, quel ruolo di cambiamento, quella funzione generativa, quella missione di costruzione del bene comune (statutariamente prevista) tipici della cooperativa bancaria a mutualità prevalente? Le BCC sono strumenti. Il Gruppo bancario cooperativo a sua volta è uno strumento potente a disposizione delle BCC. Ma a cosa servono davvero le BCC e il Gruppo al quale è affiliato? A servire meglio le economie dei territori, le famiglie e le imprese. A tali risultati, sempre migliorabili naturalmente, non sono estranee le banche di territorio e le loro strutture di secondo livello (un’esclusiva delle BCC). Ma oltre a queste finalità strategiche sul fronte dello sviluppo imprenditoriale, le BCC hanno un senso se si pongono obiettivi di cambiamento: ridurre le disuguaglianze crescenti. Concentrarsi sul supporto alla creazione e all’evoluzione del lavoro. Contribuire al riequilibrio territoriale tra nord e sud. Contrastare il declino demografico. Promuovere risposte mutualistiche alla domanda di fatto crescente (e non sempre consapevole) di assistenza socio-sanitaria, previdenza integrativa, energia da fonti rinnovabili, forme innovative di assicurazione. Puntando anche sul digital mutualism, come lo definiscono alcuni economisti. Ma le BCC hanno senso se investono con decisione soprattutto sulle nuove generazioni: “sono il nuovo che produce nuovo”. La Fondazione Toniolo nel suo Rapporto giovani 2017 appena uscito: “non vengono per essere uguali alle generazioni precedenti (dei genitori e dei nonni) e non nascono e crescono in un mondo uguale a quello delle generazioni precedenti. Sono quindi il modo attraverso cui una società costruisce il proprio futuro, che è sempre un luogo diverso dal presente. Quello che accade ai giovani, quello che desiderano, quello che progettano, contiene allora le informazioni più importanti per capire dove soffia il vento del cambiamento e come sono disposte le nostre vele rispetto a tale vento. Solo se le opportunità delle nuove generazioni aumentano rispetto a quelle precedenti possiamo dire che la direzione intrapresa è quella giusta”. Ancora. “La spinta giovanile verso l’innovazione, come ricerca di nuove soluzioni, è ancor più importante oggi di fronte alle grandi trasformazioni demografiche, alle sfide poste dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica, destinate a produrre un grande impatto sulle vite dei singoli, sull’organizzazione sociale, sulla crescita economica. Davanti a tali mutamenti è cruciale, anzi vitale, aiutare le nuove generazioni a produrre nuove mappe della realtà in trasformazione e individuare i percorsi più promettenti per raggiungere obiettivi condivisi. Una delle chiavi principali per rimettere in moto il Paese sta nel rapporto tra valorizzazione del capitale umano e competitività delle aziende. All’interno di queste ultime una crescente attenzione viene assegnata alle life skills, competenze traversali in grado non solo di aumentare l’occupabilità, ma soprattutto di trasformare il sapere teorico e tecnico in partecipazione di successo ai processi innovativi”. Sono considerate life skills la visione positiva della vita, la progettualità, l’apertura verso gli altri. |
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