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19/09/2017
LAVORO. LA PIU' COMPLESSA DELLE TRANSIZIONI CHE VIVIAMO. L'articolo del Direttore Gatti (Federcasse) pubblicato nel mensile Credito Cooperativo

LAVORO. LA PIU' COMPLESSA DELLE TRANSIZIONI CHE VIVIAMO

Riportiamo, di seguito, l’articolo del Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, pubblicato nella rubrica “Bisbetica” della rivista Credito Cooperativo di giugno- luglio 2017. 

Sergio Gatti
sgatti@federcasse.bcc.it

 

E’ probabilmente la più complessa delle transizioni che viviamo. È origine e, allo stesso tempo, destinazione, della transizione più penetrante, quella tecnologica. È quella del lavoro. Che sta cambiando profondamente.
Carl Benedikt Frey e Michael Osborne dell’Università di Oxford sostengono che il 47% dei lavori (quasi la metà) che conosciamo non ci sarà più da qui al 2037, i prossimi venti anni. Ma a estinguersi saranno le professioni che possono essere sostituite dalla robotica e dall’intelligenza artificiale. Per il resto non ci sarà necessariamente un aumento della disoccupazione, bensì un cambiamento del mercato del lavoro. Dall'operatore di call center al bigliettaio dei treni; dall’impiegata di banca allo sportello, al caso limite dell’arbitro di calcio… Resisteranno bene i mestieri e le professioni ad alta intensità di competenze e di creatività (vedi il grafico riportato, tratto dal Corriere della Sera di lunedì 31 luglio 2017).
La digitalizzazione, l’automazione, le nuove modalità di selezione e fruizione dei servizi/acquisto dei prodotti ci riguardano. Come un’onda che cambia in silenzio eppure in profondità i nostri tratti antropologici. Almeno cinque evidenze intanto affiorano:
1) non c’è più un legame diretto tra aumento del Pil e aumento dei posti di lavoro, come inteso fino ad oggi;
2) la crescita del Pil non si traduce in un aumento diffuso del benessere, poiché la ricchezza tende a concentrarsi
in minoranze della popolazione e il valore aggiunto distribuito al lavoro è in fase di diminuzione da diversi anni;
3) sotto il profilo geo-territoriale il lavoro non si diffonde in modo omogeneo, ma tende a polarizzarsi;
4) la coesione sociale non è più una funzione diretta del lavoro;
5) la diffusione dei robot pone questioni di varia indole: sono tassabili? Ci si può proteggere dai loro “errori”?
Sono governabili solo da poche élites?
Ci sono domande da porsi a livello individuale, familiare, imprenditoriale, manageriale e politico. Focalizziamo l’esercizio e concentriamoci sul mondo BCC, chiamato a condurre molteplici trasformazioni, tra loro intrecciate, in un lasso ristretto di tempo. Come rafforzare la capacità delle BCC di affrontare il tema del lavoro che cambia? Come potenziare la vocazione delle BCC ad affiancare e supportare le imprese italiane nel generare nuova e buona occupazione, accrescendo le opportunità per i giovani e le donne e contribuendo a ridurre le differenze territoriali esistenti?
Come profilare nuove professioni e nuovi mestieri dentro e fuori le BCC (considerando la propria natura di banche retail territoriali e mutualistiche, inserite in Gruppi che debbono assicurare stabilità e competitività)? E come “industrializzare” la capacità di intercettare e sostenere le nuove imprese di buon potenziale e l’innovazione delle imprese tradizionali?

Mestieri parzialmente nuovi e del tutto nuovi affiorano, mentre la “relazione carnale” - fattore competitivo che da quasi un secolo e mezzo caratterizza le BCC - oggi deve arricchirsi di un’originale e caratterizzante dimensione digitale.
L’economia verde, l’economia della cura, quella della previdenza e dell’assistenza sono settori nei quali il Credito Cooperativo dispone di strumenti non sempre utilizzati appieno (BCC Energia, BIT, accordi strategici con organizzazioni della società civile di eccellente reputazione, partecipazioni rilevanti in compagnie assicurative e imprese di asset management) e buone pratiche non ancora divenute strategie integrate e diffuse. E un posizionamento, quello territoriale, che le rende vicine ai clienti e ai “produttori” di servizi. In quegli ambiti ad alto tasso di sviluppo servono competenze di qualità elevata.

Le BCC non potranno non partecipare con determinazione, in modo sempre più diffuso e convinto, all’alternanza scuola-lavoro (in questo senso, vedi Credito Cooperativo n. 3/2017 e sul sito di Confcooperative) che nei prossimi tre anni dovrebbe coinvolgere un milione e mezzo di studenti. Indispensabile poi concepire e realizzare itinerari di lifelong learning “per assicurare l’aggiornamento dinamico delle competenze a fronte di processi lavorativi in costante cambiamento”, come sostiene un interessante documento messo a punto nelle scorse settimane dal Ministero del lavoro - in collaborazione con le organizzazioni delle imprese, dei lavoratori e altre Istituzioni pubbliche – per il centenario dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).

“Dobbiamo agire per diminuire le disuguaglianze e promuovere una relazione positiva tra condizione umana e innovazione tecnologica, con politiche coordinate anche a livello internazionale, per evitare il dumping sociale”, afferma ancora il documento del Ministero del lavoro. “I nuovi paradigmi produttivi cambiano il concetto di luogo e di tempo di lavoro (si veda anche l’approfondimento in questo numero sullo smart working, a pag. 40), creano nuove figure professionali e richiedono competenze costantemente aggiornate. Il potenziamento di queste ultime passa attraverso interventi pubblici tesi a rafforzare il sistema di istruzione, quello della formazione professionale nonché l’armonizzazione tra accumulazione di conoscenze e lavoro”.
Ma occorre investire tanto in formazione qualificata e qualificante utilizzando anche in questo caso le opportunità esistenti (il Fondo di solidarietà per l’occupazione, Accademia BCC, Fon Coop, eventuali nuovi o rivisitati strumenti bilaterali) per accrescere qualità delle competenze e occupabilità individuali. Come persone siamo “fondati sul lavoro”. Come soci o dipendenti di cooperative bancarie ci occupiamo di lavoro, anche con responsabilità verso gli altri. Mentre anche alcune “fondamenta” vanno trasformandosi, c’è solo un modo coerente per affrontarle: lavorarci sodo con sguardo nuovo.